martedì 21 agosto 2012

ALLUVIONE DI VARESE: UNA STORIA DI CORAGGIO A LIETO FINE

Alexandra Bacchetta
E’ fatta, la Regione Lombardia ha finalmente deliberato per riconoscere ad Alexandra Bacchetta 100.000 euro di risarcimento danni per la rovinosa alluvione del 15 luglio 2009.
Ecco la storia di questo risarcimento tardivo riconosciuto alla giovane coraggiosa albergatrice di Varese: Alexandra è una mamma minuta, ha una figlia di 8 o 9 anni ed è purtroppo anche rimasta vedova. Gestisce un albergo di famiglia nei pressi di Varese. Il 15 luglio 2009 un nubifragio colpisce Varese e il torrente vicino all’albergo rompe gli argini e si riversa su centinaia di abitazioni. Le immagini sono le solite che ben conosciamo. Incredibilmente nessuna decretazione di stato di Calamità Naturale aiuterà le vittime di tale alluvione e quindi nessun aiuto finanziario mai verrà fornito loro da enti pubblici e l’unico modo per andare avanti è contare sulle proprie finanze. Tutte le vittime si rimboccano le maniche per ripristinare laboratori, aziende e abitazioni. Alexandra vende la propria abitazione per non licenziare il personale che giorno dopo giorno l’aiuta a riportare l’albergo ad essere operativo. Ma Alexandra sente che un aiuto o un risarcimento sia giusto chiederlo, anche perché il cedimento dell’argine, dovuto forse a cattiva regimentazione delle acque vicino a un vecchio mulino recentemente ristrutturato, è la causa del suo danno.


Intraprende un lungo cammino di peregrinazioni per uffici pubblici, ma nessuno riesce a dare una risposta alle sue domande. L’oblio scende sull’alluvione di Varese come per tutte le altre alluvioni. La crisi economica rende poi difficile alla sua impresa di provvedere alla restituzione del fido chiesto in banca, nel 2012 si profila la vendita di un altro immobile di famiglia per sostenere le spese fatte per la ricostruzione e non licenziare personale, i suoi dipendenti le sono vicino, Alexandra non molla e non vuole chiudere e lasciare a casa nessuno dei suoi collaboratori.
Il 26 marzo annuncia l’inizio di uno sciopero della fame di fronte alla prefettura di Varese. Il prefetto è ovviamente infastidito dall’ingombrante presenza di questa piccola donna che reclama aiuto dalle istituzioni, anche l’amministrazione comunale di Varese mal tollera questa protesta, Varese è città borghese e un po’ intrisa di ipocrita provincialismo, Alexandra è laureata, gentile, colta, raffinata, elegante, amante dell’arte, parla ben 3 lingue eppure in tanti fingono di non vederla passando davanti al suo gazebo.
In tutta Italia si parla dei rimborsi elettorali ai partiti, è già scoppiato il caso Lusi che imbarazza la Margherita e PD e nella città che ha sempre detto “Roma ladrona” è appena nato lo scandalo del tesoriere della Lega Nord, partito di maggioranza in comune. Varese è anche la città di Maroni, il rifondatore morale del partito è varesino e in città cresce l’imbarazzo, i giornali locali si occupano di lei quotidianamente. Nasce un movimento di sostegno ad Alexandra, il suo gruppo facebook arriva in un mese a superare 2.600 “amici” da tutta Italia che le danno solidarietà e spessore mediatico, tra i suoi amici di FB ci sono anche una ventina di elbani. Viene intervistata da tutte le maggiori reti TV e radio nazionali, approda anche da Santoro e Formigli; essendo di origine francese il suo caso varca persino i confini, di lei ormai parlano i giornali svizzeri e francesi. In Comune a Varese accade anche un clamoroso autogol, tipico della casta politica, alcuni consiglieri propongono di girare il gettone di presenza di un consiglio comunale agli alluvionati ma incredibilmente non si ottiene la maggioranza con la scusa che ci vuole una soluzione politica e non simbolica! Detto da chi se ne è fregato per 3 anni degli alluvionati non è male come giustificazione. Il caso di Alexandra approda in Regione e il Presidente Formigoni verso il 30° giorno di sciopero della fame di Alexandra si reca in visita da lei e in un’intervista a tutta pagina su Il Corriere della Sera dichiara che cercherà il modo di aiutarla per farla desistere; ottenute le opportune rassicurazioni al 34° giorno di sciopero della fame Alexandra si ferma il 28 aprile, è allo stremo delle forze. Per altre 3 settimane dovrà fare attenzione a cosa fare e cosa e come mangiare, deve riabituare e rieducare il proprio organismo al cibo e alla vita normale. La Regione Lombardia ai primi di maggio delibera uno stanziamento di 300.000 euro a favore degli alluvionati di Varese su base di una legge regionale per interventi di “straordinaria solidarietà”, i 300.000 euro sono stati recuperati tra gli avanzi di spesa di rappresentanza della regione. A luglio un altro temporale fa temere il peggio, l’albergo è nuovamente parzialmente allagato, proprio il 14, giusto un giorno prima del terzo anniversario dalla prima alluvione! Ad agosto la Regione delibera che Alexandra ha diritto a un risarcimento di 100.000 euro. Ma scoppia la polemica in consiglio comunale per il riconoscimento “ad personam”, una storia personale di coraggio e forza macchiata continuamente dall’ipocrisia dei politici. Formigoni stesso aveva probabilmente fiutato un buon caso per fare bella figura, in Regione scoppia il caso delle sue vacanze e della “consigliera scomoda” Nicole Minetti in odore di eresia moralistica per essere quello che è.
Ma 100.000 euro di risarcimento, dopo 34 giorni di sciopero della fame, dopo 3 anni dell’alluvione per un albergo a 4 stelle restaurato a proprie spese per il crollo di un argine, dopo 3 anni di muro di gomma con le istituzioni e dopo 3 anni di interessi bancari su un fido sempre in rosso… 100.000 euro di risarcimento, quello che guadagnava il Trota o che ancora guadagna la Minetti in un semestre: è una cifra giusta?

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