La Rete Nazionale

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

delle comunità dei fiumi e dei corsi d'acqua

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

Per la prevenzione e la gestione consapevole del territorio

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

La messa in sicurezza ed una protezione civile partecipata

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

Il rispetto dei diritti delle comunità colpite

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

giovedì 28 febbraio 2013

Tremenda alluvione in Macedonia. 1 vittima

Quattro giorni di piogge torrenziali hanno causato diffusi allagamenti e il grave danneggiamento di due tra le più importanti dighe del Paese. Una presenta una crepa di circa 20 m di lunghezza e preoccupa le autorità locali, tant'è che sono state evacuate circa un migliaio di persone.
Centinaia le case danneggiate, soprattutto nel nord-est del paese. Secondo le agenzie di stampa, un 51-enne residente nel villaggio di Cvetisnica sarebbe annegato mentre cercava di attraversare il fiume in piena. Anche se le condizioni del tempo migliorano, i fiumi rimangono oltre i livelli di guardia.

Ivan Gaddari

sabato 23 febbraio 2013

Mozambico: dopo l’alluvione serve la ricostruzione

La notizia non è di quelle che fanno facilmente breccia nei media, ma il Mozambico è stato colpito nelle ultime settimane dal Ciclone Eline e da piogge torrenziali che hanno causato diverse vittime e costretto all’evacuazione migliaia di persone. Le infrastrutture e la rete stradale hanno subito gravi danni e intere famiglie sono state costrette a cercare rifugio per giorni sui tetti delle proprie case o sugli alberi. La situazione è più difficile nelle regioni attraversate dal Limpopo, dall’Incomáti, dal Save, dal Púnguè e dallo Zambesi, ovvero i grandi fiumi che attraversano il Mozambico centrale e meridionale, in parte gonfiati per l’apertura delle paratie di alcune dighe.
“In particolare il fiume Limpopo, che scorre dal Sud Africa, ha straripato i primi di febbraio, dopo diversi giorni di forti piogge, allagando la provincia di Gaza, la più colpita di tutto il Paese. Oltre 140.000 persone sono già state sfollate dalle loro case e si contano un numero ancora imprecisato di morti e dispersi” ha raccontato un’equipe di Medici Senza Frontiere (Msf) che dal 25 gennaio scorso cerca di rispondere all’emergenza nella città di Chokwe, a 225 chilometri a nord della capitale Maputo. Qui in alcune zone, la città si trovava sotto a un metro e mezzo d’acqua, case ed edifici sono crollati e in alcuni luoghi l’impianto elettrico è andato distrutto. “Abbiamo allestito un centro di salute all’interno del complesso del Carmelo Hospital, l’unica struttura sanitaria ancora funzionante. In due giorni, le nostre équipe hanno già effettuato 400 visite mediche. Stiamo curando persone che sono rimaste ferite durante l’inondazione e ci assicuriamo anche che i pazienti affetti da Hiv e Tubercolosi prendano le loro medicine e non interrompano la terapia” ha spiegato Lucas Molfino, coordinatore medico di Msf in Mozambico.
La provincia di Gaza è una delle zone del Paese in cui la prevalenza di Hiv è più elevata, quindi è fondamentale mantenere i pazienti sotto terapia anti-retrovirale. Fortunatamente, ha fatto sapere Molfino “l’ospedale ha ricevuto la scorta mensile di anti-retrovirali la settimana prima degli allagamenti e le scatole sono ancora sigillate e le medicine intatte. Abbiamo delle scorte sufficienti per le prossime settimane”. Da alcuni giorni l’acqua comincia a ritirarsi, ma ci vorrà tempo prima che la situazione torni alla normalità e permetta di smobilitare il campo di Chiquelane, che ospita approssimativamente 40.000 persone sfollate da Chokwe e che al momento ha un’evidente carenza di acqua potabile e servizi igienici. “La situazione è tollerabile, ma dobbiamo effettuare un controllo costante dei casi di malattie legate all’acqua come il colera perché 40.000 persone che vivono a stretto contatto tra loro sono un potenziale rischio” ha concluso Molfino.
L'inondazione che ha colpito con meno danni anche Zimbabwe, Madagascar e Sud Africa potrebbe essere molto più grave di quella del 2000. Ad affermarlo, oltre a numerose ong impegnate in Mozambico, anche i soccorritori dello staff locale di Save the Children, che dagli elicotteri hanno potuto constatare il drammatico scenario. “Succede spesso così” ha spiegato Filippo Ungaro responsabile della comunicazione di Save the Children, da anni impegnata in Mozambico con progetti sulla salute materna, neonatale ed infantile: “Quando un paese povero, molto povero, comincia a rialzare la testa, vede il suo prodotto interno lordo crescere in maniera decisa, circa l’8% negli ultimi anni, accade qualcosa che lo fa tornare indietro precipitosamente”. “Sono stato diverse volte in Mozambico - ha proseguito Ungaro - e lungo la strada che da Maputo porta alla provincia di Gaza la più colpita dalle piogge, negli ultimi anni, si poteva vedere con i propri occhi l’effetto della crescita economica del paese. Un strada asfaltata (che spesso è un’eccezione in Africa), benzinai, negozi, industrie, lo stadio nuovo appena fuori la capitale. […]. Mi auguro solo che la ricostruzione sia un’ulteriore occasione per migliorare le sorti del paese, per garantire diritti e servizi a tutti, distribuiti in maniera equa e giusta alla popolazione più vulnerabile”.
Occorre però intervenire subito. Se Save the Children ha garantito che non appena le condizioni lo renderanno possibile, “potremo portare soccorsi a 90 mila persone”, un allarme a riguardo arriva dalla Comunità di Sant'Egidio che in collaborazione con Farnesina e Governo italiano è stata la capofila delle trattative di pace che nel 1992 a Roma hanno posto fine a 16 anni di guerra civile in Mozambico. “Il Paese rappresenta un unicum per il continente e un modello, purtroppo ancora non superato in un’Africa dilaniata dalle guerre. La pace dura, supportata da due elezioni democratiche e da allora i programmi del Fondo Monetario, pur con qualche contraddizione, hanno iniziato a risollevare le condizioni di vita di parte della popolazione. Con il Sudafrica il Mozambico può indicare agli altri Stati africani come si può uscire dalla violenza senza violenza”, ma sa se affonda rischia di affondare la speranza per un Paese e un continente intero.
“L’acqua ha già fatto più di 200 mila senzatetto nella sola capitale, Maputo. C’è cibo solo per 300 mila persone e per soli tre mesi nelle scorte del World Food Programme. Solo per ricostruire i collegamenti ci vorranno 120 miliardi e un milione di persone sono rimaste senza casa, senza cibo e medicine”. Il quartiere di case di canne dove la Comunità di Sant'Egidio di Maputo faceva la scuola ai ragazzi di strada, 40 mila persone, più della metà sotto i 18 anni, non c’è più. Tutte le scuole e gli edifici pubblici contengono sfollati. Per questo la Comunità di Sant'Egidio ha avviato un piano di aiuti di emergenza che distribuirà direttamente con la sua rete di volontari presente in 38 punti del paese. Nessuno stipendiato. Mille persone che già vivono nel paese. Ma occorre l'aiuto di tutti e un intervento strutturato non può essere fatto senza una grande raccolta di fondi nazionale. “È una grande occasione. Far vivere il Mozambico è far vivere l'Africa e far vivere l'Africa è far vivere meglio anche l’Europa, senza la paura di assedi dal Sud del mondo. Il Mozambico poi è anche un po’ di casa, da noi. In nessun altro paese, forse neppure nei Balcani, l'Italia è stata così decisiva, con i caschi blu nell'accompagnare la transizione dalla guerra alla pace” ha concluso la Comunità .
Forse anche per questo dopo che l’Onu ha lanciato un appello al mondo e la Banca Mondiale ha garantito che erogherà 50 milioni di dollari per la ricostruzione dopo le alluvioni, anche il Governo italiano, con uno dei suoi ultimi provvedimenti, ha deciso di mettere a disposizione 200mila euro per il Programma Mondiale di Alimentazionein Mozambico. Il finanziamento della Cooperazione italiana sarà utilizzato per le attività di sicurezza alimentare ed in particolare per gli stock alimentari di emergenza da distribuire a chi è rimasto senza casa e lavoro.

Alessandro Graziadei

Fonte Unimondo

domenica 17 febbraio 2013

Operazione Fiumi 2013: contro frane e alluvioni

Ha preso il via lo scorso sabato a Genova la campagna Operazione Fiumi 2013, con la quale Legambiente e il Dipartimento della protezione Civile intendono informare la popolazione e gli amministratori pubblici sull’importanza della prevenzione in materia di frane e alluvioni.

E' già alla sua decima edizione e coinvolgerà tre Regioni italiane, Liguria, Sicilia e Campania.

giovedì 14 febbraio 2013

Alluvione in Lunigiana, inchiesta sui nuovi ponti

LA PROCURA di Firenze ha aperto una inchiesta sul concorso internazionale di progettazione dei tre ponti che dovranno sostituire quelli spazzati via sul fiume Magra e sui torrenti Mangiola e Teglia dalla furia della alluvione che il 25 ottobre 2011 ha colpito la Lunigiana.

mercoledì 13 febbraio 2013

Elezioni: chi più conta politicamente ha maggiori diritti?

La notizia aveva già suscitato clamore nel settembre dello scorso anno quando, all'indomani del terremoto in Emilia Romagna, ci si stava attivando per rendere disponibile un Fondo di solidarietà europea che andasse a risanare l’economia dell’Emilia Romagna. Dopo il disastro del 20 maggio era necessario fornire alloggi, servizi di soccorso e strumenti per proteggere i patrimoni ambientali e culturali del territorio che erano stati gravemente colpiti. Si parlò infatti di una proposta, arrivata dalla Commissione europea, di 670 mln di euro. Una somma di denaro così grossa non era mai stata stanziata in tutta la storia d'Europa!

Marina di Campo: che fine hanno fatto i rimborsi pubblici destinati ai cittadini colpiti dall'alluvione? 4 domande ai Candidati delle elezioni Politiche


logo Comitato Marina di Campo
Stiamo entrando nelle ultime 2 settimane di campagna elettorale e sono previsti anche all’Elba
incontri tra popolazione e i candidati delle prossime elezioni.
A Marina di Campo abbiamo manifestato un’intenzione di non voto il 29 settembre 2012 a seguito degli incredibili ritardi e problemi registrati nell’affrontare le conseguenze dell’alluvione del novembre 2011, a oggi per esempio, non un solo euro di rimborso pubblico è arrivato a Marina di Campo. Anche in Puglia e Basilicata esiste un forte movimento critico di cittadini vittime delle alluvioni del marzo 2011 nei confronti della politica, esistono sfumature diverse in queste manifestazioni di non voto. La Toscana registra addirittura 3 aree colpite da alluvioni nell’arco di 12 mesi: dalla Lunigiana dell’ottobre del 2011 passando dall’Elba del novembre successivo e sino alla più recente Maremma nell’autunno 2012 portando il numero delle vittime di queste catastrofi naturali toscane a migliaia di imprese, decine di migliaia di famiglie e cittadini. Sia a livello nazionale che regionale si osservano tempistiche, quantità e modalità diverse nell’erogazione degli aiuti, che in tempi di crisi economica determinano situazioni di incredibile disagio finanziario.

ADESSO CHIEDETECI IL VOTO


Per gli alluvionati di Sala Baganza si è spento, forse, l’ultimo lumicino di speranza per il risarcimento dei danni subiti l’11 giugno 2011. Lo sforzo e il lavoro congiunto fatto da alcuni politici come l’onorevole Carmen Motta del PD, con la collaborazione e la spinta del nostro Comitato, aveva impegnato formalmente il governo nella figura del sottosegretario Fanelli, con la risoluzione 8-00198 dell’VIII Commissione Ambiente, a riconsiderare attraverso il Dipartimento di Protezione Civile la mancata dichiarazione di stato di calamità naturale del precedente governo Berlusconi dopo l’evento calamitoso dell’11 giugno.

lunedì 11 febbraio 2013

Alluvione di novembre. Gli agricoltori chiedono indennizzi rapidi

A circa tre mesi dalla rovinosa alluvione che ha ferito pesantemente vaste aree della regione - in particolare l’Orvietano, la Media Valle del Tevere ed alcune zone del Trasimeno - Cia (Confederazione italiana agricoltori) e Confagricoltura dell’Umbria hanno indetto un incontro pubblico per fare il punto sulle problematiche riguardanti le aree agricole danneggiate.
L’attenzione sarà rivolta principalmente ai provvedimenti già approvati dal governo e dalla Regione ed alle procedure per l’ottenimento dei contributi finalizzati alla ricostruzione del patrimonio rurale e degli indennizzi da destinare agli agricoltori.