La Rete Nazionale

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

delle comunità dei fiumi e dei corsi d'acqua

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

Per la prevenzione e la gestione consapevole del territorio

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

La messa in sicurezza ed una protezione civile partecipata

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

Il rispetto dei diritti delle comunità colpite

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

mercoledì 8 gennaio 2014

Dissesto idrogeologico: con le terre ioniche, per l’uguaglianza tra i cittadini

Pubblicato su Il Fatto Quotidiano (leggi articolo originale)

Frane ed  alluvioni costituiscono un problema serio per il nostro Paese specie per effetto del grave dissesto idrogeologico, cui governi di centro-destra, centro-sinistra, tecnici, bipartisan e a pallini si sono guardati bene dal porre rimedio, preferendo sperperare i suppostamente pochi denari pubblici in F-35, missioni anticostituzionali in Afghanistan, TAV e altre inutili, anzi dannose, corbellerie.
E’ noto come l’assenza di ostacoli naturali dovuti fra l’altro alla cementificazione selvaggia e l’esasperazione del rischio dovuta al cambiamento climatico determinino una situazione di rischio crescente per buona parte del territorio nazionale. Tale situazione produce spesso esiti tragici e perdite umane ed economiche molto elevate. L’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI), del Consiglio Nazionale delle Ricerche, tiene aggiornato il sistema informativo sulle catastrofi idrogeologiche. Risulta che tra il 1950 al 2008 si contano almeno 6.380 vittime (morti, dispersi, feriti) per frana e 2.699 vittime di inondazioni. Nel solo 2010 si sono avute 44 vittime e 237.570 milioni di euro di danni. Ed il rischio si presenta grave per il futuro, anzi il rischio è crescente per effetto dei fenomeni di cambiamento climatico. Si consideri inoltre che, secondo un Rapporto redatto nel 2010 dall’Ordine nazionale dei geologi, sono circa 6 milioni gli Italiani che abitano nei 29.500 chilometri quadrati considerati ad elevato rischio idrogeologico.  
Per mettere in sicurezza quest’ultimo sarebbe sufficiente uno sforzo finanziario relativamente ridotto che consentirebbe altresì di creare nuove occasioni di lavoro per i giovani e non, sia nella fase di risistemazione che durerà comunque molti anni, sia in prospettiva grazie alle nuove possibilità offerte da un territorio risanato. Secondo l’Associazione nazionale bonifiche, irrigazioni e miglioramenti fondiari, “basterebbero 4,1 miliardi di euro per mettere in sicurezza l’Italia con un’adeguata pianificazione che gestisca la fase di intervento e stabilisca i piani di manutenzione, riducendo il dissesto idrogeologico e facendo risparmiare milioni di euro in commissariamenti: sistemare torrenti, rogge, canali artificiali per adeguarli ai cambiamenti climatici, al degrado e all’incoltivazione dei terreni agricoli e all’aumento della superficie cementificata, sulla quale l’acqua scorre invece di essere assorbita dal suolo”. 
A fronte di tale situazione di emergenza, il comportamento dei vari governi che si sono succedute è doppiamente colpevole. In primo luogo per il rifiuto di varare un piano degno di questo nome investendo le risorse necessarie a fare dell’Italia un Paese bello e vivibile per la presente e le future generazioni. In secondo luogo per aver stanziato soldi nel corso degli anni in modo disorganico e inefficiente. Come afferma Walter Domenichini, “il rendiconto del costo del dissesto dal dopoguerra ad oggi ammonta a 213 miliardi di euro e solo dal 1996 al 2008 lo stato italiano ha investito per calamità circa 27 miliardi di euro, a fronte di un valore dei danni causati stimabile in circa 52 miliardi”.
Si potrebbe aggiungere un terzo motivo di accusa. L’aver trascurato completamente o quasi determinate regioni, pur fortemente colpite da frane e inondazioni. E’ il caso delle terre ioniche, dove, in seguito agli ultimi eventi di questo genere, fra i quali tre alluvioni che hanno provocato 600 milioni di euro di danni fra Basilicata e Puglia, è nato, con il Comitato Terre Ioniche, un movimento di lotta contro l’irresponsabile disinteresse da parte del governo.
Come afferma Gianni Fabbris, uno dei leader di tale movimento, in Italia ” ci sono alluvioni di serie A, B, e C a seconda dei casi. (…) Dopo i primi giorni di riflettori accesi incomincia un calvario drammatico. La decisione se intervenire e in qualche misure e con quali priorità è all’assoluta discrezionalità della politica che in nome della emergenzialità valuta in base a criteri che non sono affatto trasparenti. (…) Differenze enormi di trattamento addirittura sulla sospensione dei tributi. C’è un problema nazionale quindi. A Sara Baganza, che è al Nord, nel 2011, per esempio, non c’è stato nemmeno il riconoscimento dello stato di emergenza. C’è un vulnus di trasparenza e di democrazia”.
Fabbris sottolinea alcuni elementi molti positivi dell’esperienza di lotta in corso:  “Sta nascendo, in questi anni e dentro il percorso della mobilitazione del Comitato Terre Joniche, una nuova comunità di uomini e donne che, di nuovo, hanno deciso di alzare la testa per la dignità propria e di tutti come fecero i contadini che lottando impararono a non togliersi il cappello di fronte al padrone agrario di turno. Una comunità in cui cresce la coscienza di se e che sta imparando a passare dalla protesta alla vertenza nella consapevolezza che in ballo non c’è semplicemente la soluzione di un piccolo/grande problema personale ma la soluzione per il territorio e che la posta è, ancora una volta la Terra, la nostra Terra lucana su cui abbiamo il diritto di vivere in pace e con dignità”.
Un’esperienza che, a partire dalla difesa del lavoro e della produzione agricola, su cui lavora da anni l’associazione Altragricoltura, pone questioni fondamentali di giustizia, qualità dello sviluppo, difesa ambientale. In rapporto dialettico con altri movimenti contadini come quelli presenti nelle varie anime dei “forconi”, troppo frettolosamente liquidati come pura espressione di corporativismo, ma invece spesso espressione di un disagio forte da parte di categorie essenziali per l’economia e la società italiana, cui vanno date risposte positive ed urgenti. 
di Fabio Marcelli

lunedì 6 gennaio 2014

Sala Baganza. A 2 anni e mezzo dall’alluvione, i fondi per la sicurezza dei fiumi

Pubblicato su Parma Quotidiano (leggi articolo originale)

In arrivo 400mila euro per un progetto di messa in sicurezza del territorio nel Comune di Sala Baganza. Un piano di prevenzione del dissesto idrogeologico, assai atteso dopo la tragica esondazione del rio Ginestra e del torrente Scodogna nel 2011, che causò la morte di un anziano intrappolato nel garage di casa e danni per quasi 8 milioni di euro.

Il finanziamento per Sala Baganza rientra in una serie di lavori in tutta l’Emilia-Romagna per circa 2,3 milioni di euro, distribuiti su sei progetti di prevenzione del dissesto idrogeologico, risultato della firma del secondo Atto integrativo all’Accordo di programma del 3 novembre 2010 tra il ministero dell’Ambiente e la Regione, apposta alla vigilia di Natale da parte del ministro Andrea Orlando e dal presidente Vasco Errani.
Le risorse sono state rese disponibili in seguito ai risparmi conseguiti su opere già concluse e previste nei Programmi approvati dalla Regione tra il 1998 e il 2008: economie che hanno consentito all’assessorato regionale alla Sicurezza territoriale di avanzare al ministero la richiesta di destinare tali fondi a nuovi interventi di mitigazione del rischio.
“Con questo atto integrativo si rendono disponibili ulteriori risorse su un tema strategico come quella dell’ambiente e dell’assetto del territorio, in aggiunta ai finanziamenti già contemplati – ha commentato il governatore Errani -. Con il ministro Orlando è stato condotto un ottimo lavoro di squadra”.
“In un periodo così difficile per il reperimento di risorse economiche ho posto il tema del dissesto idrogeologico come priorità del mio ministero e dell’intero Governo – ha dichiarato il ministro Orlando -. Gli interventi per contrastare il dissesto idrogeologico sono la più grande opera pubblica da realizzare. Non affrontare questo problema significherebbe accumulare un debito futuro”.
Oltre a Sala, saranno finanziati due interventi in provincia di Bologna (San Lazzaro di Savena e Lizzano in Belvedere) per un totale di 950mila euro e uno ciascuno a Reggio Emilia (Ligonchio, 400 mila euro), Ravenna (Casola Val Senio, oltre 197 mila euro) e Rimini (Verucchio, 350 mila euro).
“Si tratta di un risultato frutto di un’attività preziosa, per nulla scontata e condotta in tempi rapidi, grazie alla quale si potranno effettuare ulteriori investimenti per la cura del territorio e delle comunità”, ha aggiunto l’assessore regionale alla Difesa del suolo e della costa Paola Gazzolo.

domenica 5 gennaio 2014

Maltempo Liguria – Piogge torrenziali, torna l’incubo alluvione. La protezione civile: “allarme rosso”

Pubblicato su Periodico da Ily (leggi articolo originale)

Situazione critica in Liguria per le forti piogge che stanno colpendo le zone collinari delle province di Genova e Savona, dove in alcune località i parziali giornalieri hanno superato i 230mm di pioggia: i corsi d’acqua sono straripati in più punti provocando danni e disagi (soprattutto l’Entella a Chiavari, come possiamo osservare nelle foto).
Aurelia chiusa in due punti, nel tardo pomeriggio, a Ponte San Luigi, nel tratto che conduce in frazione Grimaldi, di Ventimiglia, dove e’ crollato un cipresso di sette metri, e a Santo Stefano al mare, dove sono caduti massi e fango. Nel primo caso, stanno operando vigili del fuoco e tecnici dell’Anas ed e’ atteso l’arrivo dell’autoscala dei pompieri da Sanremo per abbattere un secondo cipresso a rischio di crollo. La caduta di un altro albero ha comportato l’istituzione di un senso unico alternato sulla provinciale della Val Nervia, all’altezza di Pigna, nell’entroterra di Ventimiglia.
Il ponte della Maddalena che collega Lavagna a Chiavari e’ stato chiuso poiche’ il livello del fiume Entella e’ salito di un metro ed e’ a rischio esondazione”: lo ha detto il sindaco di Lavagna, Giuliano Vaccarezza, comune del Tigullio, impegnato in una riunione per predisporre le misure di sicurezza. “Abbiano chiuso – ha detto inoltre il primo cittadino lavagnese – anche la pista ciclabile ed un sottopassaggio a rischio allagamento anche in considerazione del fatto che il livello di allerta fino a domani e’ salito al secondo grado. La situazione per il momento e’ sotto controllo”.
La Protezione Civile della Regione Liguria, in seguito all’aggravarsi delle condizioni meteo, ha proclamato l’allerta 2, massimo livello per la regione, fino alle 18 di domani nell’entroterra di Genova, nel Tigullio e nello Spezzino. Sul resto del territorio regionale resta l’allerta 1 A Borghetto Vara (La Spezia), con il nuovo livello di allerta, sono 40 le persone allontanate in via precauzionale dalle loro abitazioni e preoccupa il livello del fiume Magra che ha raggiunto il livello di guardia. Il fiume Entella e’ esondato nei pressi della foce, il ponte della Maddalena e’ stato chiuso al traffico. Monitorato anche il ponte ferroviario nei pressi della foce e il ponte principale di collegamento tra Chiavari e Lavagna. In val Petronio massima attenzione al torrente Petronio che ha superato il livello di guardia con conseguente chiusura del ponte che unisce Sestri Levante a Casarza Ligure. Il comune di Sestri ha fatto rimuovere le auto in alcune vie a  considerazione dell’evoluzione dei fenomeni meteorologici previsti a seguito della variazione delle valutazioni della Regione Liguria il bollettino di criticita’ idraulica e idrogeologica e’ stato aggiornato, indicando criticita’ rossa per la Liguria di Levante”. E’ quanto precisa una nota della Protezione civile, in riferimento all’avviso di condizioni meteorologiche avverse emesso oggi. ”E’ utile ricordare che le valutazioni di criticita’ idrogeologica (su tre livelli: rossa, arancione e gialla) possono includere una serie di danni sul territorio – spiega la nota – In particolare, la criticita’ rossa indica la possibilita’ di: estese frane superficiali e colate rapide detritiche o di fango; possibili attivazione o riattivazione di fenomeni di instabilita’ dei versanti, anche profonde e di grandi dimensioni; possibile caduta massi. Ingenti ed estesi danni a edifici e centri abitati, infrastrutture, beni e servizi, sia prossimi sia distanti dai corsi d’acqua, o coinvolti da frane o da colate rapide. Grave pericolo per la pubblica incolumita”’. Il quadro meteorologico e delle criticita’ previste sull’Italia, ricorda la protezione civile, ”e’ aggiornato in base alle nuove previsioni e all’evolversi dei fenomeni, ed e’ disponibile sul sito del Dipartimento (www.protezionecivile.gov.it) insieme alle norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo. Le informazioni sui livelli di allerta regionali, sulle criticita’ specifiche che potrebbero riguardare i singoli territori e sulle azioni di prevenzione adottate sono gestite dalle strutture territoriali di protezione civile, in contatto con le quali il Dipartimento continuera’ a seguire l’evolversi della situazione”.